Le navi da trasporto nell’evo antico: imbarcare la cavalleria

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Almeno nel concetto, il trasporto degli animali via mare è antico quanto la navigazione marittima a scopi commerciali praticata nel periodo della fine dell’età del Bronzo. Notizie scritte di trasporti di cavalli attraverso il mare si hanno infatti a partire dalla seconda metà del primo millennio a.C..

Le antiche talassocrazie avevano capito che il loro dominio non dipendeva solo dalle navi da combattimento. La cavalleria era necessaria per la vittoria sulla terraferma ed era quindi una componente indispensabile della loro strategia marittima. Il controllo delle acque del Mediterraneo passava quindi soprattutto dalla costruzione di navi trasporta-cavalli che fornivano un supporto ausiliario molto necessario alla flotta e agli eserciti di terra.

Anche se una forza navale poteva includere solo alcune di queste navi, il loro ruolo era essenziale e bisogna considerare che il trasporto dei cavalli richiedeva competenze specifiche.

All’apice del loro impero marittimo nel V secolo a.C. gli Ateniesi impiegarono la più rinomata tipologia di nave porta-cavalli in diverse occasioni contro i loro nemici.


Esse erano chiamate ‘hippagòs’ (ἱππαγωγοὶ) composto dal sostantivo ἵππος che indica “cavallo” e dal verbo ἄγω ovvero “portare via”, che spesso era applicato alle navi; esse permettevano il trasferimento delle unità di cavalleria ai quattro angoli dell’ impero marittimo Ateniese. Con l’ausilio di queste navi le truppe montate acquisivano così la capacità tecnica di impegnarsi in combattimenti lontani dalla loro patria, con la stessa misura in cui avrebbero combattuto ai piedi delle loro mura.


Inizialmente avevano la struttura complessiva di una nave da guerra, come quella di una trireme o di un’altra unità da combattimento, ma con alcune modifiche architettoniche per facilitare lo stivaggio dei cavalli a bordo. Una nave di questo tipo sarebbe stata dotata di rematori, di solito un terzo del numero presente in una trireme ateniese, rendendola quindi un’imbarcazione perfettamente adatta al trasporto della cavalleria.


Erodoto fu il primo a menzionare l’esistenza di queste navi, quando raccontò i preparativi di Dario per una spedizione contro Atene nel 490.

Il sovrano achemenide ne aveva bisogno per trasportare la sua formidabile cavalleria all’estero e ordinò alle città ioniche dell’Asia Minore riconquistate dopo la loro recente ribellione di costruire trasporti a cavallo oltre ad altre navi da guerra. A quell’epoca, Samo disponeva di costruttori navali altamente qualificati, dal momento che il tiranno Policrate (540-520 a.C.) aveva costruito una grande flotta solo pochi decenni prima.

La città-stato era sicuramente l’unica potenza della Ionia in grado di costruire imbarcazioni così avanzate. Non ci sono prove che Atene, che aveva sviluppato notevolmente la sua flotta nei cinquant’anni successivi alla vittoria sui Persiani a Salamina nel 480, abbia commissionato un solo trasporto a cavallo prima della guerra del Peloponneso. Tucidide fornisce le prime prove del loro utilizzo nella flotta ateniese, affermando chiaramente che Pericle fu il primo a trasformare le vecchie triremi in navi da trasporto a cavallo in vista dell’incursione a Epidauro nel 430 a.C..

Nonostante l’introduzione tardiva di questo tipo di imbarcazione nella flotta ateniese, le navi a cavallo che parteciparono alla spedizione non erano un dettaglio insignificante: l’esercito comprendeva un contingente di 300 cavalieri, il che implica l’inclusione di circa dieci unità. Il punto di svolta, l’idea geniale che ebbe Pericle fu quindi la trasformazione di una trireme in un trasporto per cavalli.

Da questo momento si inaugurò un periodo di successo per la flotta, che alimentò l’immaginazione degli Ateniesi al punto che Aristofane dedicò loro una scena esilarante nella sua commedia “Cavalieri”, rappresentata solo un anno dopo, nel 424 a.C..


Gli Ateniesi impiegarono presto le navi a cavallo in un teatro di operazioni molto più ampio: durante la spedizione in Sicilia del 415, quando Alcibiade ottenne le sue vittorie sugli Spartani ad Abido (411) e a Cizico (410). Nonostante questi grandi successi però gli Ateniesi persero probabilmente tutte le loro preziose navi a cavallo durante l’ignominiosa sconfitta a Egospotami (405).

Un’altra possibilità che spiega la scomparsa di questo contingente navale è la consegna a Sparta di tutte le sue navi, tranne dodici, nell’ambito di un trattato di pace particolarmente sfavorevole concluso con Lisandro nel 404. Le fonti non parlano di altre navi di questo tipo nell’Egeo nel mezzo secolo successivo.


Atene commissionerà nuovamente questa tipologia di navi, ma solo dopo la caduta del suo secondo impero marittimo, nel 355 a.C., quando i Macedoni diventeranno una vera e propria minaccia. Nella seconda metà del IV secolo a.C., Demostene invitò gli Ateniesi a commissionare un numero sufficiente di queste navi per trasportare 200 cavallerie in modo da poter manovrare adeguatamente contro Filippo II in mare.

Il numero richiesto dal leader ateniese per portare a termine questa missione implicava l’uso di circa sei o sette navi. La sua raccomandazione significa che la flotta non comprendeva certamente queste navi al momento del suo discorso.

Nonostante il cocente fallimento a Olinto, gli ateniesi non disarmarono queste navi. Dopo la sconfitta di Cheronea nel 338 a.C., che portò alla formazione della Lega ellenica sotto la guida macedone, Atene, come qualsiasi altra città greca, doveva fornire supporto navale alla spedizione preparata dal re macedone contro i persiani. Similmente alla flotta ateniese, Alessandro, oltre alle sue navi macedoni, ha probabilmente utilizzato le hippagòs durante la sua campagna.


Tuttavia, non solo i Greci, ma anche i Fenici erano in grado di costruire e manovrare queste imbarcazioni. L’esistenza stessa di questa tipologia di imbarcazioni dimostra gli sforzi compiuti per combinare e coordinare le operazioni tra fanteria, cavalleria e marina, dato che erano una componente cruciale specifica della flotta ateniese.


Questo appellativo rimase pressoché invariato durante il periodo greco e romano ma tuttavia ciò non significa che un hippagòs Persiano fosse simile a uno Ellenistico. Come le triremi, anche il trasporto a cavallo subì certamente molti cambiamenti nel corso dell’antichità.

Per respingere gli assalti di Alessandro Magno contro la loro città fortemente fortificata nel 332, i Tiri caricarono un trasporto di cavalli con un’immensa quantità di combustibile e gli diedero fuoco, utilizzandolo come una nave incendiaria per contrastare le installazioni d’assedio macedoni.

Ogni grande marina del periodo ellenistico conterrà tali unità: la flotta di Pergamo, quella Egizia e Seleucide, quella Siracusana e quella di Pirro solo per citarne alcune.

Ancora più significativo, la loro costruzione e il loro impiego richiedevano indubbiamente competenze avanzate accessibili solo a una manciata di importanti potenze navali del periodo classico, che potevano disporre di ingenti fondi e delle competenze necessarie.

È interessante notare che questi trasporti di cavalli apparvero contemporaneamente all’aumento del numero di quadriremi e quinqueremi. Per molti versi, furono un preludio allo sviluppo di navi da guerra ellenistiche più grandi.

La strategia navale sopra descritta indica fortemente che numerosi hippagòs furono coinvolti in molti conflitti che richiedevano il trasporto di un grande esercito in territori lontani. Ad esempio, i Romani li considerarono una componente chiave nella loro prima lotta contro i Punici. Poiché desideravano sottomettere Cartagine direttamente per mezzo di una campagna terrestre, inviarono hippagòs con trecentotrenta navi da guerra nella spedizione comandata da Regolo. A Capo Ecnomo nel 256, riuscirono a proteggere attentamente i loro ἱππηγοὶ tra il terzo e il quarto squadrone della loro flotta dai formidabili arieti cartaginesi che non riuscirono ad affondarli. Nonostante questa tremenda vittoria navale, la campagna terrestre di Regolo in Africa si concluse disastrosamente. L’intera flotta che riportava i resti di Regolo a Roma andò perduta in una tempesta vicino a Camarina nel 254.


Bisognerà attendere molti altri secoli, il 949 d.C. perchè nelle fonti scritte e sui mari dell’Egeo tornino a spiegare le vele le navi adibite al trasporto dei cavalli.

Autore: Bizzari Nicolò

References:

Nantet E. – “Hippapai!” Horse-Carriers: A Master Ship of Ancient Thalassocracies. 2023

Redaelli S. – Il catalogo nautico del mosaico di Althiburos: considerazioni sulle sue fonti testuali. 2014

H.Meyer, P.R.Franke – Shipment of horses in antiquity and Middle Ages. 2004

Link:

https://www.cherini.eu/cherini/Roma/roma.html

https://www.researchgate.net/figure/The-horse-carrier-of-Althiburus-labelled-with-a-bilingual-inscription-and-with-the-names_fig1_375518127

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