Per definire il concetto di ausiliario è necessario partire dall’inizio della storia Repubblicana, quando i Romani stavano ancora cercando di affermarsi nel ginepraio della realtà centro-Sud Italiana, districandosi tra le numerose tribù Italiche confinanti il territorio sacro dell’Urbe.
Il primo caso di patto giuridico a noi pervenuto è del 493 a.C., quando viene stipulato il foedvs: un trattato che regola i rapporti con le popolazioni non Romane sconfitte e/o divenute alleate a seconda dei casi. Quelle comunità senza particolari vincoli con lo Stato Romano dovevano fornire su richiesta uomini per il servizio militare nelle legio come socii.
Essi erano strutturati in due ali della stessa consistenza di due legioni (quindi circa 9000 uomini teorici), composte da manipoli di fanti in numero uguale ai legionari e ali (o anche definite turme) di cavalieri in numero triplo rispetto agli equites, comandati da centurioni, decurioni e prefetti Romani.
In caso di resa incondizionata inveceRoma si aspettava dagli sconfitti la deditio, quindi gli sconfitti divenivano dediticii, mentre i peregrini erano tutti coloro che non risiedevano nel territorio appartenente alla Res Pvblica. Dopo la rivolta degli alleati Latini e la guerra del 340-338 a.C. l’istituzione del foedus viene regolarmente inserita nei metodi di reclutamento dei governatori locali e dei generali Romani.
In seguito all’estensione dell’egemonia romana in tutto il bacino del Mediterraneo, dalla fine della seconda guerra Punica in avanti, la fama guerriera degli alleati Italici verrà consolidata ampiamente tra le legioni, nelle quali costituivano il grosso della forza combattiva disponibile. Al contempo cominciano ad essere reclutati in maniera crescente contingenti di soldati extra-italici al fianco delle legioni, gli auxilia externa.
Composti prevalentemente da truppe specializzate, reclutate tramite un procedimento che ricorda quello dei socii: i popoli sottomessi hanno il dovere/obbligo di fornire assistenza militare quando richiesto, siglato spesso da trattati diseguali e vincolanti. Inizialmente sono reclutati dai governatori locali per la durata di una campagna militare ma nel corso del secolo i generali Romani spesso ne prolungano la ferma, dato che la guerra è ormai diventata “ecumenica”, ne aumenta il tempo di servizio. Questo sistema permette inoltre ai Romani di colmare quelle lacune nelle conoscenze tecniche e pratiche di combattimento poco diffuse nella penisola Italica, traendo beneficio delle tradizioni militari già radicate nei popoli conquistati: arcieri da Creta e Siria, fanteria e cavalleria dalla Gallia e Norico, fanteria e cavalleria leggera dalla Numidia, frombolieri dalle Baleari, fanteria e cavalleria dalla Spagna.
A livello sociale erano considerati altro, estranei ai privilegi e alla mobilità sociale dei cittadini dell’Urbe. Solamente dopo gli eventi degli anni tra il 91 e l’88 a.C., dopo una tremenda guerra civile, verrà loro riconosciuta la cittadinanza. In questo modo veniva formalmente annullata la differenza giuridica tra cittadini Romani e socii Italici.
Con le campagne contro Mitridate di Silla, in Asia Siria e Palestina di Pompeo e le guerre in Gallia di Cesare la necessità di avere forze specialistiche che potessero spostarsi al di fuori dell’Italia, essendo i teatri degli scontri sempre più lontani dalla penisola, generò un nuovo aumento nel reclutamento di ausiliari.
Indicativo il provvedimento di Cesare del 49 a.C., che garantiva agli abitanti della Gallia Cisalpina (odierno Nord Italia) la cittadinanza proprio in vista delle sue campagne oltrAlpe. Questi arruola infatti un gran numero di auxilia sia tra questi che tra le tribù dei Germani. Lo stesso fà Pompeo in Grecia, Macedonia e Asia durante la guerra civile contro il dittatore. Augusto seguirà le orme del padre adottivo e nel 42 a.C. incorpora nel territorio appartenente alla Res Pvblica la Cisalpina: l’Italia intera era ora composta da cittadini Romani, caso unico nell’impero.
Con il principato di Augusto e della dinastia Giulio-Claudiasi concretizzano le tendenze già in atto alla fine del secolo precedente, ma con una differenza sostanziale:l’inclusione ed incorporazione nell’exercitus di Roma di così tante popolazioni esterne reclutate negli ausiliari pose il problema di come lo Stato dovesse atteggiarsi nei loro confronti, come trarne il massimo profitto ed efficienza sul campo e a livello economico.
Barbare nationes, origo.
Gli auxilia divennero quindi unità regolari professioniste come le legioni, arruolate tra i peregrini, strutturate in coorti di fanti e ali di cavalieri o miste, comandate da propri comandanti locali, aventi ferma di 25 anni. Erano stanziate sui confini, ove svolgevano pattugliamenti, eventuali contenimenti, raccoglievano tasse e altre attività tipiche delle guarnigioni di frontiera. Nelle regioni in cui la percentuale di cittadini era alta il loro reclutamento in genere era scarso. Tuttavia in alcune occasioni eccezionali vennero create delle coorti di cittadini romani, spesso liberti, comandate da tribuni come le legioni.
Come queste infatti anche le unità ausiliarie avevano una numerazione ordinale ed un nome proprio, che poteva indicare: la tribù di reclutamento, la regione d’origine (raramente), il nome di una città, il nome dell’imperatore corrente, del comandante (raramente), la consistenza numerica, il tipo di armamento, la provincia in cui venivano reclutate. Non beneficiavano dei donativi e le decorazioni venivano assegnate solo ad unità intere.
L’armamento della fanteria era simile a quello in dotazione ai legionari, con l’eccezione degli scudi, che erano piatti e tondi; la cavalleria invece era equipaggiata come la controparte.
Con il governo di Claudius al termine del servizio viene consegnata una tavoletta incisa in bronzo contenente la copia del testo del congedo ed i privilegi quali: diritto di contrarre matrimonio con una peregrina e cittadinanza, finalizzati alla diffusione della cultura latina, le usanze civiche e politiche tra le popolazioni non cittadine e/o di regioni appena conquistate.
Con l’avvento al potere di Vespasianvs ed in particolar modo dopo la rivolta Batava del 69-70 d.C. i prefetti dell’ordine equestre sono re-introdotti al comando delle unità ausiliarie, probabilmente in funzione di maggior controllo. Il diploma militare di cittadinanza viene stabilito per legge. Le unità acquisiscono inoltre titoli per meriti in battaglia, ed in particolare, in alcuni casi specifici, anche la cittadinanza conferita anticipatamente (C.R. Civium Romanorum). Il rapporto tra la paga ausiliaria e legionaria è ora di 5 a 6, quella dei cavalieri era ancora superiore per provvedere alle spese di mantenimento dei propri equini.
Sotto il semi-dominio di Domitianvs si riscontra semplicemente un aumento del salario. Dopo l’espansione Traianea e l’attestamento dei confini nel regno di Adriano le unità ausiliare vengono reclutate stabilmente nelle provincie in cui erano già stanziate, andando a presidiare saldamente i limes ed i castra permanenti lungo i valli di frontiera.
Queste erano ora indicate con il termine nvmeri, ovvero truppe non Romane aventi componenti, lingua ed armamenti tipicamente etnici che formavano unità di specialisti, come ad esempio arcieri Siriani e Palmireni, cavalieri Galli, Ispanici o Germani. I Romani li chiamano ‘barbari’ proprio per la loro composizione.
Sul finire del II secolo la fornitura di reclute tramite i nvmeri è pressoché regolarizzata, si formano le prime colonie composte da veterani ausiliari in piccoli gruppi e stanziamenti occasionali di intere tribù a causa della guerra, delle devastazioni e dell’epidemia di vaiolo.
I Romani ora definiscono gentiles queste reclute, mentre inqvilinvm va ad indicare i gruppi stanziati provenienti dalle aree esterne al confine. Nel 208 d.C. avvengono i primi stanziamenti di tribù Gote a Sud del Danubio.
Alcuni anni più tardi, nel 211 d.C. iniziano ad aumentare le unità di nvmeri composti da barbari oltre il confine, in particolar modo per le campagne di Caracalla. Infine nel 212 con la Constitvtio Antoniniana tutti i residenti all’interno dei territori della Res Pvblica acquisiscono la cittadinanza, tranne i barbari provenienti da oltre il limes.
Questi infatti confluiscono per la maggior parte nei reparti ausiliari, e se da un lato termina la distinzione giuridica tra questi ed i legionari permane quella militare, mentre i loro diplomi non vengono più emessi. In battaglia sono impiegati sempre più a discapito delle forze legionarie, preziose a causa dello spopolamento e la difficoltà di attrarre nuove reclute tra i cittadini.
Autore: Bizzari Nicolò
Bibliografia:
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Link utili: https://tribunus.it/?s=ausiliari

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